Pendola, il carro di Aurora

Provenienza Francia
Periodo 1810 ca
Firma
Funzioni ore e minuti, suoneria a ore e mezze al passaggio
Dimensioni

Interessante e inusuale pendola francese.

La Pendola

In questa raffigurazione di Aurora su un carro trainato da amorini e putti con ali di farfalla, il rinomato bronzista Denière rappresenta la Dea in tutta la sua bellezza in una possibile interpretazione del mito di Aurora e Cefalo, oppure della morte, per mano di Achille, del figlio Memnone.

Il Soggetto

Eos o Aurora, era la Dea che dischiudeva le porte al Giorno e dopo aver attaccato il carro di suo fratello Elio al proprio, ella lo precedeva nella volta celeste.
Aurora, come ci viene raccontato da Esiodo nelle sue Cosmogonie, era figlia di Iperione e di Tea, mentre per altri era invece figlia di Titano e della Terra. I Greci la chiamarono Eos, che deriva da Eoo, Orientale. I Latini invece le attribuirono il nome di Aurora: Quasi Aurea, colei che ha il colore dell’oro.

Si racconta che fra i suoi amanti ci fossero stati dapprima Giove e poi Marte, e quando Venere scoprì il tradimento del suo amato, ella punì la rivale condannandola ad innamorarsi di continuo di comuni mortali. Fu così che lei si innamorò di Titone, figlio del re Laomedonte. Decisa, Aurora lo rapì per condurlo davanti a Giove, dove ella chiese che a Titone fosse concessa l’immortalità. Dalla loro unione nacquero due figli, Emazione e Memnone, con quest’ultimo che venne ucciso da Achille durante l’assedio di Troia. Fu dopo quella tragedia che le lacrime della Dea, per il figlio defunto, divennero la rugiada che ella cosparge ogni mattino sul mondo.

Celebre fu anche l’amore che la Dea provò con il mortale Cefalo, marito di Procri, la cui storia alla fine si tramutò in tragedia. Il dipinto di Pierre-Narcisse Guérin (1774-1833) esposto al Museo del Louvre, nella sua composizione ricorda il bassorilievo presente sulla base dell’orologio, dove Aurora, con le mani protese al cielo sembra sollevare un’invisibile velo, mentre lei si erge sopra la figura di Cefalo assopito.
Il mito ci racconta come innamoratasi di Cefalo, Aurora lo rapì, ma visto che egli non voleva tradire la propria moglie, la Dea insinuò in lui il dubbio che Procri avrebbe ceduto facilmente ai corteggiamenti di un altro in cambio di qualche lauto dono. E così messo alla prova, Aurora tramuto Cefalo in un altro uomo, simile a un certo Pteleone, che con la promessa di una corona d’oro riuscì a giacere assieme a Procri. Tradito nel cuore e nell’animo, Cefalo si concesse alla Dea e in seguito dalla loro unione nacque Fetonte (vedi Esiodo).

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